
Tutti i personaggi rappresentati (o quasi) sono talmente esasperati da trasformarsi in macchiette, come maschere del teatro napoletano, non ai livelli del Silvio Berlusconi di Loro ma quasi. Perché se c'è un difetto, forse unico ma importante, da imputare a questo film e al cinema più recente di Sorrentino è proprio questo: il manierismo. Patrizia incarna tutte le donne felliniane che l'hanno preceduta, in particolar modo quelle interpretate da Anita Ekberg e Sandra Milo, senza quell'aria svampita e civettuola che ha contraddistinto le sue antenate.Īl contrario: Patrizia è la donna libera, intelligente e noncurante del giudizio altrui, quindi destinata ad essere additata come puttana e a essere trattata da pazza. Al nudo di Patrizia fa da contraltare il corpo debordante di Luisella, la sorella del capofamiglia, interpretato da Toni Servillo (qui un po' meno gigioneggiante del solito).

È l'epifania del sesso e dell'erotismo, già preannunciata all'inizio del film. Profumo di salsedine, corpi svestiti, la splendida Marina di Massa Lubrense, il rocambolesco inseguimento in motoscafo di alcuni trafficanti di sigarette.Įd eccolo lì, svelato in un campo e controcampo da maestro, il corpo maestoso e completamente nudo di Patrizia steso a prendere il sole sotto gli sguardi attoniti e imbarazzati dei suoi familiari, Fabietto incluso. Siamo nel 1984 e, naturalmente, è estate: l'estate cruciale di un adolescente, l'unica stagione possibile nelle storie di formazione.
